La pioggia all’esterno non accenna a placarsi. Picchietta sulla copertura di legno del fienile come lo zampettare nervoso di uno stormo di corvi, ruscellando oltre i bordi in lunghe cascate filamentose.
Stretto nel mantello umido e sporco di fango, Fenrir continua a battere i denti per un po’, ascoltando i brontolii sconnessi dello stomaco che a tratti sovrastano lo scroscio della pioggia e domandandosi se trascorrere la notte in questo fienile sarà sufficiente a fargli passare la febbre. Probabilmente no, risolve qualche istante più tardi. Ma non ci sono abbastanza alternative da potersi permettere il lusso di scegliere.
Un topolino sporge il muso da un covone di fieno, annusando l’aria come per accertarsi che non contenga alcuna minaccia. Fattosi coraggio esce allo scoperto e saltella allegramente sulle assi di legno, spingendo davanti a sé un vecchio rocchetto colorato.
Fenrir chiude gli occhi e si lascia fagocitare dalla stanchezza come da una coperta di lana ruvida e calda. Presto i brividi e la fame smettono di angustiarlo, e nel giro di qualche altro secondo anche il rumore dell’acquazzone e l’odore del fieno svaniscono, come diradati da una brezza gentile.
Poi viene il buio a invadergli la mente, e in men che non si dica il sonno lo porta lontano…
Il terzo capitolo della serie post-apocalittica dell'anno!