Sicilia 1548: un’ennesima epidemia di peste. Un medico siracusano, Luigi Filisti, intuisce nelle pulci il meccanismo di trasmissione. Convinzione che gli deriva dall’osservazione di una puntura di pulce subita dal figlioletto Jacopo, morto dopo tre giorni. Filisti rende partecipe della sua intuizione un vecchio amico e collega di studi a Bologna: Galeazzo Simeto. Corre a Palermo e mentre preleva l’amico per portarlo a Siracusa e mostrargli l’esito dei suoi esperimenti, si verifica la morte misteriosa di un prete della capitale. La teoria di Filisti viene però giudicata blasfema dalla cattolicissima Corona di Spagna che domina nelle Due Sicilie e darà la caccia al medico per inquisirlo nei suoi terribili tribunali, qualora non abhjuri. Il medico però è partito alla volta di Buscemi, dove si dice che un eremita conservi un telo taumaturgico, perché bagnato nel costato di Gesù in Croce e immerso nella terra del Golgota. Filisti cercherà conferme alle sue teorie, proprio in questo telo: “La terra punisce e la terra guarisce”. Era il motto della scuola medica di Bologna la laica. Anche il Gesuita Ignacio de Loyola inseguirà quel telo per un’ostensione che fermi l’epidemia. Il tribunale dell’Inquisizione di Modica si prepara, nel frattempo, per ricevere il ricercato. Inseguimenti, colpi di scena, omicidi faranno da canovaccio a una precisa ricostruzione della vita e dei costumi dell’epoca, tutti rigorosamente verificati e autentici. Mentre sullo sfondo incombe la terribile Inquisizione Spagnola.